Lo street artist David Mesguich grazie al progetto “GAP – Graffiti Art in Prison” ha condotto dei laboratori per detenuti e dottorandi di università internazionali coinvolgendo la Casa circondariale Sollicciano di Firenze (Via Girolamo Minervini, 2r). L’iniziativa ha portato alla realizzazione di diverse e varie opere di arte urbana affiancate a sculture effimere dell’artista francese all’interno del carcere fiorentino con la collaborazione di dottorandi e detenuti.
I laboratori si sono svolti prevalentemente in concomitanza con la settimana intensiva di studio “Modi espressivi e di resistenza negli ambienti carcerari: i graffiti nelle loro dimensioni devozionali e politiche“, organizzata dalle ricercatrici Christine Kleiter e Federica Testa del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, dal 27 marzo al 1 aprile 2023, al MAD – Murate Art District.
Il progetto GAP “Graffiti Art in Prison” del Simua-Sistema Museale dell’Università degli Studi di Palermo, realizzato in partenariato con il Kunsthistorische Institut in Florenz – Max-Planck- Institut, il Dems dell’Università degli Studi di Palermo, l’Università di Saragozza e l’Accademia di Arte e Design – Abadir di Catania, è finanziato nell’ambito del programma europeo Erasmus+ (Strategic Partnerships for Higher Education), col patrocinio del Ministero della Giustizia, DAP-Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e del Ministero della Cultura.
Le ricercatrici ed i ricercatori, le artiste e gli artisti, le dottorande ed i dottorandi, insieme alle detenute e ai detenuti degli istituti penitenziari Malaspina, Pagliarelli, Ucciardone a Palermo, e di Sollicciano a Firenze, hanno partecipato ad un percorso dal quale è emerso il valore del gesto condiviso, della creatività a servizio della comunicazione tra mondi apparentemente lontani, fra essere umani con origini e vissuti diversi, che riescono a stabilire una relazione necessaria.
Il progetto triennale (2020-2023) ideato da Gabriella Cianciolo e Gemma La Sita con il coordinamento artistico di Laura Barreca, sperimenta un modello di ricerca interdisciplinare attraverso collaborazioni orizzontali e condivise tra l’Università e il contesto penitenziario, con la presenza di artisti, docenti, studiosi ed esperti, e il coinvolgimento di 20 dottorandi in discipline umanistiche e scientifiche provenienti da tutto il mondo.
GAP Project – Graffiti Art in Prison si basa sul valore dell’inclusione e attraverso processi partecipativi sperimenta modalità di relazione e apprendimento “empatico” tra soggetti diversi, senza distinzioni di provenienza. Dal punto di vista scientifico, sono stati presi in considerazione vari luoghi di reclusione e le risposte artistiche a queste specifici ambienti, nelle loro molteplici dimensioni: materiale, corporea, psicologica, spaziale e temporale. La prigione può essere un centro di detenzione, un campo di concentramento, un ospedale psichiatrico o, in generale, una condizione di privazione e mancanza di libertà. Una parte importante del progetto consiste nel portare i graffiti come pratica artistica contemporanea nei riformatori di oggi attraverso l’attuazione di programmi artistici per i detenuti, al fine di migliorare le loro condizioni di vita e contribuire alla loro riabilitazione e reintegrazione nella società.
David Mesguich, artista francese le cui opere creano un dialogo fra arte urbana e arte figurativa, ha iniziato il suo percorso artistico come graffitista, ma è anche noto per le sue installazioni effimere che colloca nello spazio pubblico: spazi di passaggio, non-luoghi, confini, territori dimenticati. Le sue monumentali sculture geometriche traggono ispirazione da mondi diversi come il gioco in 3d, il vandalismo e l’arte barocca per la drammaturgia e l’estetica. Mesguich mette in discussione i confini e gli artefatti che limitano la libertà di movimento nello spazio pubblico. In modo quasi ossessivo si sposta per le città e sviluppa una mappatura atipica, concentrando il suo interesse su tutto ciò che, in quegli spazi di passaggio, separa e divide. Per più di 15 anni ha approfondito questo tema realizzando graffiti. Oggi è con le sue installazioni monumentali in situ che si riappropria di alcune porzioni di quei territori asettici. Le sue sculture si interrogano sulla condizione umana nel passaggio fra reale e digitale, luoghi pubblici e non-luoghi, legale e illegale, passato e futuro. Nel suo lavoro l’artista affronta temi di grande attualità e rilevanza sociale, come la crisi dei migranti e il mondo carcerario. Mesguich ha esperienza di laboratori carcerari: nel 2012 e nel 2014 ha ideato progetti partecipativi che coinvolgevano i detenuti delle carceri di Parigi e Marsiglia. Il risultato sono stati grandi pitture murali all’interno dei cortili delle strutture di detenzione. Oltre a caratterizzare gli ambienti urbani di varie città europee, le sue sculture sono state esposte in numerosi musei e gallerie in Francia, Belgio, Germania, Marocco, Gran Bretagna e Stati Uniti.
GAP – Graffiti Art in Prison è diventato anche un film documentario, realizzato da Chiara Agnello per Sky Arte, che segue le storie delle artiste e degli artisti coinvolti nel progetto insieme a dottorandi, detenute e detenuti, durante i workshop tenuti nel corso del 2022 negli istituti penitenziari Pagliarelli, Ucciardone, Malaspina a Palermo, e di Sollicciano a Firenze.
Per maggiori informazioni: https://graffitiartinprison.it
Foto: Martha Cooper.
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